Il Parroco

Don Tito Rovai nasce a Castelnuovo Berardenga (SI) il 28 novembre 1938
Viene ordinato Sacerdote il 29 giugno 1964
Viene nominato Parroco della Parrocchia Beata Anna Maria Taigi di Vico Alto il 9 giugno 1969


Incarichi

  • Prelato d’onore di sua Santità
  • Cappellano di Sua Santità
  • Canonico Effettivo del Capitolo Metropolitano
  • Parroco della Parrocchia Beata Anna Maria Taigi di Vico Alto
  • Parroco della Parrocchia Beato Ambrogio Sansedoni di Belverde
  • Correttore della Imperiale Contrada della Giraffa

Le omelie  di Don Tito Rovai


Da cinquant’anni al servizio della Chiesa di Siena

Mons. Tito Rovai è da cinquanta anni al servizio della diocesi senese. Domenica 22 giugno 2014 la comunità di Vico Alto si è stretta intorno al suo pastore, don Tito Rovai, per festeggiare i suoi 50 anni di sacerdozio. Era il 29 giugno del 1964, quando don Tito disse sì alla chiamata di Dio: come ci spiega lui stesso, questa ricorrenza non viene festeggiata esattamente quel giorno perché coincide con l’inizio degli eventi palieschi. A fianco di altri sacerdoti come monsignor Lorenzo Bozzi, don Silvano Dominici e don Franco Serri, oggi con lui nella parrocchia di Vico Alto, don Tito ha trascorso gli anni degli studi presso il Seminario di Siena, che in quegli anni si trovava in piazza San Francesco. L’ordinazione avvenne però a Vagliagli: «Fu un’esperienza interessante quella di non essere consacrato in Cattedrale, bensì nel proprio paese – ci spiega don Tito-. È molto significativo perché il sacerdote è scelto da Dio per il popolo e questo aspetto venne messo bene in evidenza, permettendo a tutti i seminaristi di ricevere il sacramento nel paese di origine: per Vagliagli ciò rappresentò un grande evento. Questi 50 anni non sono festeggiati solo per me, ma anche per don Franco Serri. Per me è una grande gioia festeggiare con lui, da veri amici. Non si tratta solo della festa di due sacerdoti, ma delle comunità che abbiamo guidato in questi anni per volontà di Dio: Lui ci sceglie per insondabile ricchezza del suo amore, come ci dice San Paolo». Oggi don Tito è un sacerdote pacato, semplice e attento a mettere in pratica la Parola. Nei suoi primi anni di attività pastorale, come lui stesso racconta, era una persona ancora più gioiosa, ecco perché, come prima missione, ricevette l’incarico di Rettore del Seminario minore di Mensanello: fra i suoi allievi ricorda un giovanissimo don Benedetto Rossi. Successivamente fu trasferito al Seminario di Montarioso, dove divenne vice-rettore, e fu proprio in quegli anni che si dedicò costantemente alle comunità di Siena nord: «A quel tempo le zone dell’Acquacalda, Vico Alto, San Miniato e Belverde, non avevano una parrocchia di riferimento. Allora io stesso mi feci carico di questa grande periferia e riunificai queste zone in una parrocchia che aveva come chiesa la Cappella di Fontebecci. I primi gruppi giovani venivano ospitati presso il Seminario, il quale per un po’ di tempo si fece carico dell’attività pastorale di queste zone». Don Tito quindi cominciò subito la sua attività di parroco ma, come spiega lui stesso, l’attività del “pastore” in quegli anni era decisamente diversa: «Un tempo la fede era parte integrante della vita, era ovvia, potremmo dire. Stare senza Dio era una cosa insolita, quasi infamante. Poi è scomparsa la civiltà millenaria che ha lasciato spazio a quella dell’era tecnologica e la fede dalla sua caratteristica tipica contadina si è trasformata in un corpo senza anima. La fede oggigiorno non la riceviamo più per eredità; la scommessa del cristiano è quella di scegliere Dio in totale libertà, altrimenti veniamo scelti e trasportati come da una corrente che ci trascina via. Il compito del parroco è quello di insegnare ai cristiani a vivere da adulti: dal prete ci si aspetta molta umanità, pertanto noi per primi dobbiamo essere servitori del popolo. Non è un incarico facile». A giudicare dal grande entusiasmo con cui i suoi parrocchiani lo hanno festeggiato, possiamo dire che don Tito lo abbia svolto molto bene. «Il messaggio che rivolgo ai miei fedeli – conclude don Tito – è proprio quello di accogliermi come fratello. Questa festa è anche la loro festa. Mi vengono in mente le parole del Deuteronomio, prima lettura liturgica di questa domenica: “Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto”. Il deserto in questo caso non è una prova crudele del Padre, ma la paterna educazione di Dio. Ecco perché dobbiamo sempre ringraziarlo e metterlo al centro della nostra vita, altrimenti i ricordi sarebbero accolti da noi in modo malinconico». Oltre a monsignor don Tito, sono altri quattro i sacerdoti che quest’anno celebrano i 50 anni di sacerdozio: don Enrico Bongiascia, parroco di Santa Caterina Dottore della Chiesa all’Acquacalda; monsignor Lorenzo Bozzi, parroco di San Bartolomeo a Monastero, San Donato a Ginestreto, San Lorenzo Martire a Terrenzano; don Vito Nicola Albergo, parroco di San Michele Arcangelo a Chiusdino oltreché di Santa Maria Assunta a Ciciano; ed infine monsignor Franco Serri, parroco a San Nicolò e a S. Andrea ad Arcidosso. A tutti loro vanno gli auguri di un rinnovato e fecondo ministero.

Il Palio, la fede, la scelta dolorosa dell’arcivescovo: la riflessione di Don Tito Rovai

“I cristiani, quelli veri, il giorno dell’Assunta andando a Messa hanno rivissuto le grandi cose che ha fatto il Potente Dio nei confronti di Maria, sua Madre. Lui, Gesù è risorto per i nostri peccati. Se così non fosse credere in Lui sarebbe un perdere tempo e noi saremmo gente da rimpiangere. Ora la risurrezione non riguarda solo Cristo, ma tutti noi e l’universo intero. Di fronte a Cristo risorto anche il nemico più duro è stato vinto. All’umanità si spalanca la porta della vita. Tale liberazione in Maria è avvenuta con una fase tutta speciale di resurrezione, l’assunzione al cielo perché non avrebbe dovuto conoscere la morte Colei che ha messo al mondo l’autore della vita. Con la festa del Palio il giorno dell’Assunta quale parte finale e integrata della festa liturgica il popolo non si dissocia dalla fede cristiana, anzi, sottolinea maggiormente il significato della festa mariana e questo è confortato dalla benedizione nell’oratorio dii contrada e nel lodare in Duomo la Madonna Assunta. Pertanto come sta in piedi la nostra Festa se il Cencio che dovrebbe esaltare la grandezza di Maria non la riconosce e la ridicolizza? Questo avviene quando ci si allontana dalla descrizione di Maria che la chiesa ci tramanda. Viene di conseguenza per i credenti levare gli scudi contro qualsiasi tentativo di deturpare l’immaginario tradizionale del volto celestiale dei Maria. Un’immagine distorta da alcuni pittori ai quali era stato affidato il compito di disegnare i Palii. Coloro che erano lontani dalla nostra fede e dalla tradizione e storia della Festa dovevano essere i custodi delle nostre tradizioni e pensarci, ma così non è stato. Ed è per questo che sono insensate le frasi uscite dalle bocche di alcuni che non comprendendo la sofferta decisione dell’arcivescovo nel non benedire il Cencio lo hanno criticato. Non mi risulta che ci siano architetti ebrei a progettare moschee o musulmani a costruire sinagoghe e per eccesso non inviterei un meccanico o un falegname ad operare al cuore o ai polmoni. Lasciamo ad un credente cristiano a dipingere Maria per il palio del 16 agosto 2019”.

Don Tito Rovai, Correttore della Giraffa e Rettore nel 2019 del Collegio dei Correttori delle 17 Contrade di Siena

 

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